Molti tumori hanno la cattiva abitudine di spargersi nel nostro corpo e creare metastasi. Come succede? Delle cellule che si allontanano dal tumore entrano nei vasi sanguigni e si fanno trasportare dalla corrente.

Rappresentazione artistica di un globulo rosso, cellula notoriamente “badass”.
Un tumore può inviare nel sangue diverse migliaia di cellule al giorno, ma le metastasi, per fortuna, non si formano così velocemente! I vasi sanguigni sono infatti territori inospitali per le cellule perché ricchi di un gas terribilmente pericoloso: l’ossigeno! Maneggiare ossigeno, seppur necessario per la nostra sopravvivenza, comporta la creazione di radicali liberi che danneggiano le cellule. Le cellule del sangue, i globuli rossi, sono particolarmente resistenti ai radicali liberi e trasportano il temibile e preziosissimo gas dappertutto. Tutte le altre cellule, anche quelle tumorali, vengono invece perforate dai radicali liberi e quando i buchi diventano troppi per poter essere riparati, muoiono di un tipo particolare di morte chiamato ferroptosi.
Grazie alla ferroptosi, le metastasi sono quindi molto più rare di quanto ci si potrebbe aspettare.
In aggiunta ai vasi sanguigni esiste una rete parallela di canali: il sistema linfatico. I vasi linfatici servono per distribuire correttamente i liquidi e sono usati dalle cellule del nostro sistema immunitario per pattugliare agilmente il corpo alla ricerca di intrusi, una sorta di corsia preferenziale nella rete stradale del corpo.

Le arterie (in rosso) in genere trasportano il sangue ricco di ossigeno dai polmoni agli altri organi del nostro corpo. Al livello dei capillari, i vasi più piccoli in assoluto, l’ossigeno viene donato agli organi. Il sangue si carica di anidride carbonica, prodotto di scarto, e ritorna vero i polmoni, in genere viaggiando dentro le vene (blu). In tutto questo, i vasi linfatici (verde) si intrufolano un po’ dappertutto per distribuire equamente liquidi e trasportare le cellule immunitarie.
Le cellule tumorali, da teppiste quali sono, non ci pensano due volte ad invadere queste corsie preferenziali! Ed infatti, i linfonodi, le stazioni di servizio che si trovano sui vasi linfatici, sono spesso i primi organi del corpo ad essere invasi da metastasi.
Gli Scienziatimatti di oggi hanno ipotizzato che le cellule tumorali sopravvivessero meglio nei vasi linfatici che non nel sangue. Se fosse vero, i vasi linfatici potrebbero giocare un ruolo importante nella diffusione delle metastasi.

Per riprodurre quanto succede nel nostro corpo, hanno iniettato cellule di un melanoma particolarmente aggressivo (un tumore della pelle che fa tantissime metastasi) nel sangue o nei vasi linfatici dei topi. Se le cellule venivano iniettate nel sangue, bisognava usarne 373 affinché si formasse una metastasi. Invece nella linfa ne bastavano 58!
Come prevedibile, le cellule nel sangue, bersagliate dai radicali liberi, morivano di ferroptosi. Nei vasi linfatici invece, le cellule tumorali non solo morivano di meno, ma addirittura diventavano resistenti alla ferroptosi!!
Confrontando le cellule tumorali circolanti in linfa e sangue, gli Scienziatimatti hanno visto che le cellule nella linfa erano piene di acido oleico, un lipide (un grasso) che funge da antiossidante naturale. Dando loro da mangiare acido oleico, tutte le cellule diventano resistenti alla ferroptosi!

Gli Scienziatimatti hanno preso cellule tumorali provenienti da due tumori diversi (Y1.7 ed Y3.3 ). Un farmaco che causa la ferroptosi (Erastina, colonna rossa) faceva morire molte cellule rispetto al controllo.
Le cellule sono state nutrite con acido oleico o con un grasso molto simile, l’acido linoleico. Da soli, i due acidi non fanno niente alle cellule (colonne blu e gialla). Usando l’erastina sulle cellule che hanno mangiato gli acidi, i ricercatori hanno visto che solo le cellule che avevano ricevuto acido oleico erano protette dalla ferroptosi (colona verde)!! Immagine riadattata da Ubellacker et al. 2020.
E se le cellule tumorali capaci di fare metastasi fossero quelle che passano prima dai vasi linfatici per fare scorta di acido oleico e poi da lì raggiungono il sangue?
Per testare questo scenario, i ricercatori hanno recuperato cellule tumorali dalla massa tumorale e dalla linfa di topi malati di melanoma. Hanno poi iniettato queste cellule nel sangue di altri topi per vedere se si ammalavano. Come previsto, le cellule che erano passate dai vasi linfatici erano più pericolose e riuscivano meglio a generare metastasi.

I ricercatori hanno preso dei topi malati di melanoma. Hanno raccolto alcune cellule dal melanoma e poi hanno cercato le cellule che erano già scappate nei vasi linfatici. Infine, hanno iniettato nel sangue di altri topi i due tipi di cellule raccolti ed hanno visto che le cellule provenienti dalla linfa (colonna verde) erano più aggressive: tra di loro c’erano molte più cellule capaci di creare metastasi (da Ubellacker et al. 2020).
Bravi agli Scienziatimatti che hanno capito l’importanza delle cellule tumorali nella linfa e ci danno così nuovi spunti per combattere le metastasi!

Qui il link alla ricerca originale: https://www.nature.com/articles/s41586-020-2623-z
Oh noo! L’articolo è a pagamento! sci-hub potrebbe salvarci, ma è illegale!(?)
L’immagine in copertina viene da qui.
bell’articolo! .. Però mi mette un po’ timore questo argomento … A presto e buona serata 🙂
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Grazie! Vero che mette ansia, ma purtroppo le metastasi esistono.. Buona giornata a te! 🙂
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è un perioduccio qui in casa e la questione mi tocca da vicino, purtroppo 😦
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Coraggio! Spero che il periodaccio passi alla svelta!
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❤
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hanno capito l’importanza delle cellule tumorali nella linfa e ci danno così nuovi spunti per combattere le metastasi
Cioè, concretamente?
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Sai quelle notizie che escono ogni tanto che ci dicono che un nuovo tipo di analisi del sangue potrebbe individuare precocemente i tumori grazie alle cellule tumorali circolanti?
Questi test sarebbero fantastici perché permetterebbero di fare screening di massa con un esame assolutamente poco invasivo e che molti fanno già relativamente spesso (prelievo di sangue). Il problema è che questi test non sono abbastanza accurati per essere usati come strumenti di screening di massa. Verrebbero fuori troppi falsi positivi e ci sarebbero anche tantissimi falsi negativi a causa della bassa specificità del test.
Servono marcatori più specifici possibile per le cellule tumorali corcolanti e l’acido oleico potrebbe essere un nuovo marcatore specifico per cellule particolarmente pericolose perché resistenti e con alto potere metastatico. La strada è ancora lunga per arrivare a sviluppare un test diagnostico. Al di sopra di quali quantità di acido oleico bisogna preoccuparsi? Si tratta davvero di un marcatore così specifico? Gli autori stessi dicono nella discussione che alcuni melanomi analizzati adottavano strategie di sopravvivenza indipendenti dall’acido oleico..
I test del futuro si baseranno probabilmente su un gruppo di sostanze o proteine, tutte più o meno specifiche per le cellule tumorali circolanti. Usando per esempio un test che ricerca 20 marcatori diversi potremmo aspettarci che quando almeno 10 luci rosse si accendono, allora c’è rischio di aver individuato un tumore.
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Grazie.
PS: mi permetto di dissentire sull’assolutamente poco invasivo
https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2019/01/04/qualcuno-ha-un-bazooka-da-prestarmi-un-momentino/
Poi ha continuato a peggiorare per altri quattro giorni e sono passate oltre due settimane prima di tornare a posto.
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Accidenti!! Che macellaio questo infermiere 🙂
Anche a me una volta è rimasto un livido dopo un prelievo, ma niente a che vedere con le tue immagini!
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Magari, per una panoramica completa, leggi anche questo commento con tutte e spiegazioni del caso
https://ilblogdibarbara.wordpress.com/2019/01/04/qualcuno-ha-un-bazooka-da-prestarmi-un-momentino/#comment-41210
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Si si, ho letto la storia dell’infermiere che ti ha ignorata dal primo momento 🙂
Chissà perché alcuni medici ed infermieri ignorano completamente quello che diciamo! Immagino che spesso la ragione sia una buona dose di arroganza. Per fortuna comunque la maggior parte degli infermieri non è così.
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Io parto dal dato di fatto che tu è da venti, trenta, quaranta anni che fai il medico, l’infermiere, il fisioterapista, e io è da settanta che faccio la paziente: non ho il minimo dubbio che tu conosca il tuo mestiere (vabbè, in qualche caso altro che dubbi…) ma il mio corpo lo conosco io, e se io ti dico le vene piccole lasciale perdere, buon senso vorrebbe che mi accreditassi qualche cognizione di causa, e se ti dico di non toccare quella caviglia e tu preferisci ignorarmi, poi preparati all’urlo che manda in frantumi tutti i vetri in un raggio di otto chilometri. In genere ho notato la stessa cosa che ho sempre notato negli esami universitari: il professore realmente preparato potrà essere esigente, potrà essere severo, ma molto difficilmente sarà una carogna, mentre autentiche carogne sono le mezze calzette, che per avere l’impressione di valere qualcosa hanno bisogno di imporre il loro potere fregandoti. Più o meno stessa cosa per il personale sanitario: quelli in gamba ti ascoltano, ti prendono in considerazione, magari ti chiedono perché ritieni che sia meglio così, la mezza calzetta ti oppone che “non devi venire tu a insegnarmi il mio mestiere” e ti massacra. E magari poi alla fine ti impartisce anche la lezioncina su quale vena è meglio usare per il prelievo. Dai mediocri mi guardi Dio, che dai cattivi mi guardo io.
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Un’altra possibilità: quando ci si rende conto di essere davanti ad un tumore le cui cellule sono ricche di acido oleico, allora non si useranno strategie che puntano ad aumentare i danni ossidativi perché saranno probabilmente inefficaci
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